Parlando del clarinetto Wurlitzer Reform Boehm,
posso dire di essere uno dei pochissimi in Italia a
possederne una coppia e a svolgere attività, sopratutto
di musica da camera con essi. Sono sicuro nell’affermare
che in Italia, quando (e se) si parla di clarinetti
reform Boehm, la maggior parte dei clarinettisti
studenti e professionisti, non sanno esattamente di
quale tipo di strumento si stia parlando. II motivo sta
naturalmente nel fatto che tale strumento non ha avuto
quella grande diffusione che ha avuto viceversa il
sistema Boehm vero e proprio, largamente suonato dalla
maggior parte dei clarinettisti nel mondo.
Ernst
Schmidt, primo clarinetro dell'orchestra di Mannheim,
fu colui che all’inizio del secolo sviluppò alcune sue
personali concezioni secondo criteri scientifici. Lo
strumentista si avvalse in un primo momento della
collaborazione di Louis Kolbe, artigiano di Altenburg,
(dal sodalizio nacquero i clarinetti Schmidt-Kolbe) e in
seguito di quella di un fisico di Heidelberg, tale Rosch
con il quale riuscì a realizzare i primi strumenti
reform Boehm. Tale sistema fu il frutto di calcoli
basati su principi acustico matematici che in seguito
indussero Fritz Wurlitzer a costruire i primi clarinetti
Schmidt- reform Boehm. L’espressione reform Boehm
significa sistema Boehm riformato, modificato.
Attualmente nel mondo vengono usati principalmente due
sistemi di costruzione: il sistema Boehm ed il sistema
Oehler. Mentre il sistema Boehm è praticamente diffuso
ovunque, quello Oehler riguarda, per tradizione, solo
alcuni paesi europei dove, guarda caso, il clarinetto ha
avuto i suoi natali e i suoi primi virtuosi come Tausch,
Muller, Baermann, Stadler, etc. Sto parlando della
Germania, dell’Austria, di una minima parte dell’Olanda
e di alcuni paesi dell’est europeo. Il sistema Oehler ha
le proprie radici nel clarinetto sistema Muller a
tredici chiavi, inventato nel 1813 e perfezionato via
via da altri virtuosi tedeschi tra i quali Baermann,
fino ad avere oggi un considerevole numero di chiavi.
Mentre in Germania ed in Austria avveniva questa
evoluzione nella costruzione del clarinetto, in Francia
si vollero cambiare radicalmente il disegno e le
concezioni usate fino ad allora. Fu così che il grande
clarinettista francese H.E. Klosé persuase L.A. Buffet a
ridisegnare lo strumento prendendo spunto dal sistema ad
anelli gia applicato sul flauto da Theobald Boehm. Tale
innovazione ebbe un successo così enorme che surclassò
completamente tutti i modelli di clarinetti usati
precedentemente. Le ragioni di questo successo sono
facilmente intuibili: le difficoltà tecniche presentate
da alcuni passaggi erano in questo modo facilmente
superabili a scapito però di un determinato colore de
suono. E qui si innesta il discorso che riguarda il
reform Boehm, strumento che possiede caratteristiche
proprie sia del sistema Oehler che a quello Boehm.
Ed è
in questo connubio ideale che trova i suoi principali
pregi. Le principali caratteristiche che lo fanno
somigliare al sistema Oehler sono il timbro tedesco, più
puro, vellutato, scuro, ricco di armonici, somigliante a
quello che era nel ‘700 il suono del clarinetto , per
cui Mozart scrisse i capolavori che tutti conosciamo.
Esso possiede anche una maggiore omogeneità timbrica nei
vari registri, ed offre una maggiore facilità nel legato
e nell’emissione delle note del registro acuto. E’
naturale che per avere queste qualità sia necessario
l’uso di un bocchino tedesco che sia adatti alle
caratteristiche della cameratura interna, che differisce
in modo sensibile da quella dei clarinetti francesi.
Questa è anche la ragione per cui il barilotto è molto
più corto rispetto ai clarinetti con sistema Boehm
normale. La caratteristica che fa assomigliare il reform
Boehm al sistema Boehm vero e proprio è la stessa
posizione delle dita e la conseguente facilita tecnica
derivante da essa. Altri elementi che collegano il
reform Boehm al clarinetto tedesco (non tutti però sono
presenti nei modelli Wurlitzer), sono gli anellini per
lo striscio fa-la bemolle o do-ni bemolle, la campana
con un foro, per maggior sfogo e migliore intonazione
del mi grave, il doppio portavoce per un si bemolle più
pulito, un prolungamento della chiave sol-do per una
maggiore facilita del trillo e alcuni fori aggiuntivi
che fungono da sfoghi ausiliari per una maggiore
risposta acustica dello strumento. Personalmente,
possiedo una coppia di Fritz Wurlitzer della veneranda
età di mezzo secolo.Questi strumenti possiedono tutte le
caratteristiche che ho poc’anzi citato, ed essendo così
stagionati producono un timbro che oserei definire un
po’ più tedesco di quelli prodotti ora dal figlio di
Herbert Wurlitzer.
Parlando di svantaggi o inconvenienti collegati a questi
strumenti, si può dire che sono tremendamente costosi e
difficili da avere. Una coppia di reform Boehm Wurlitzer
con tutti gli optional costa circa 10.000 euro, e
bisogna attendere circa tre anni prima di averli. Questo
può bastare naturalmente a scoraggiare qualsiasi
clarinettista ad imbarcarsi in una simile avventura, ma
può essere una consolazione sapere che essi sono più
economici rispetto alla coppia di Wurlitzer sistema
Oehler che può arrivare a 15.000 euro. L’alto costo è
dovuto al fatto che si tratta di strumenti costruiti
esclusivamente su ordinazione ed interamente
artigianali. Un altro elemento di diffidenza
nell’approccio a questi strumenti è dovuto al fatto che
difficilmente sono visti di buon occhio nei concorsi per
entrare nelle orchestre italiane, nelle quali si
preferisce il timbro dei clarinetti francesi. Bisogna
dire che lo stesso fenomeno si verifica all’inverso
nelle orchestre tedesche, dove la tradizione vuole che
si usino gli strumenti con Deutsch System. II reform
Boehm Wurlitzer trova invece ampi consensi nelle
orchestre olandesi. Attualmente oltre a Wurlitzer, anche
Hammerschmidt, la principale fabbrica austriaca di
clarinetti, e la Yamaha, costruiscono strumenti reform
Boehm. L’Hammerschmidt reform Boehm a parer mio non
somiglia quanto il Wurlitzer sul profilo timbrico al suo
parente sistema Oehler. Lo Yamaha è una valida
imitazione più accessibile economicamente, del lavoro di
Wurlitzer, pur non eguagliandone il risultato. E’ stato
prodotto anche in Italia un clarinetto simile al reform
Boehm Wurlitzer dalla ditta Orsi di Milano, ma ribadisco
la mia convinzione che per esaltare le caratteristiche
peculiari di tale strumento è d’obbligo l’uso del
bocchino tedesco.
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