Il clarinetto Reform-Böhm

Le caratteristiche tecniche e sonore di uno strumento poco diffuso in Italia.

Fonte: "I Fiati" n° 46 (a cura di Luigi Magistrelli)

 

Parlando del clarinetto Wurlitzer Reform Boehm, posso dire di essere uno dei pochissimi in Italia a possederne una coppia e a svolgere attività, sopratutto di musica da camera con essi. Sono sicuro nell’affermare che in Italia, quando (e se) si parla di clarinetti reform Boehm, la maggior parte dei clarinettisti studenti e professionisti, non sanno esattamente di quale tipo di strumento si stia parlando. II motivo sta naturalmente nel fatto che tale strumento non ha avuto quella grande diffusione che ha avuto viceversa il sistema Boehm vero e proprio, largamente suonato dalla maggior parte dei clarinettisti nel mondo.

Ernst Schmidt, primo clarinetro dell'orchestra  di Mannheim, fu colui che all’inizio del secolo sviluppò alcune sue personali concezioni secondo criteri scientifici. Lo strumentista si avvalse in un primo momento della collaborazione di Louis Kolbe, artigiano di Altenburg, (dal sodalizio nacquero i clarinetti Schmidt-Kolbe) e in seguito di quella di un fisico di Heidelberg, tale Rosch con il quale riuscì a realizzare i primi strumenti reform Boehm. Tale sistema fu il frutto di calcoli basati su principi acustico matematici che in seguito indussero Fritz Wurlitzer a costruire i primi clarinetti Schmidt- reform Boehm. L’espressione reform Boehm significa sistema Boehm riformato, modificato. Attualmente nel mondo vengono usati principalmente due sistemi di costruzione: il sistema Boehm ed il sistema Oehler. Mentre il sistema Boehm è praticamente diffuso ovunque, quello Oehler riguarda, per tradizione, solo alcuni paesi europei dove, guarda caso, il clarinetto ha avuto i suoi natali e i suoi primi virtuosi come Tausch, Muller, Baermann, Stadler, etc. Sto parlando della Germania, dell’Austria, di una minima parte dell’Olanda e di alcuni paesi dell’est europeo. Il sistema Oehler ha le proprie radici nel clarinetto sistema Muller a tredici chiavi, inventato nel 1813 e perfezionato via via da altri virtuosi tedeschi tra i quali Baermann, fino ad avere oggi un considerevole numero di chiavi. Mentre in Germania ed in Austria avveniva questa evoluzione nella costruzione del clarinetto, in Francia si vollero cambiare radicalmente il disegno e le concezioni usate fino ad allora. Fu così che il grande clarinettista francese H.E. Klosé persuase L.A. Buffet a ridisegnare lo strumento prendendo spunto dal sistema ad anelli gia applicato sul flauto da Theobald Boehm. Tale innovazione ebbe un successo così enorme che surclassò completamente tutti i modelli di clarinetti usati precedentemente. Le ragioni di questo successo sono facilmente intuibili: le difficoltà tecniche presentate da alcuni passaggi erano in questo modo facilmente superabili a scapito però di un determinato colore de suono. E qui si innesta il discorso che riguarda il reform Boehm, strumento che possiede caratteristiche proprie sia del sistema Oehler che a quello Boehm.

Ed è in questo connubio ideale che trova i suoi principali pregi. Le principali caratteristiche che lo fanno somigliare al sistema Oehler sono il timbro tedesco, più puro, vellutato, scuro, ricco di armonici, somigliante a quello che era nel ‘700 il suono del clarinetto , per cui Mozart scrisse i capolavori che tutti conosciamo. Esso possiede anche una maggiore omogeneità timbrica nei vari registri, ed offre una maggiore facilità nel legato e nell’emissione delle note del registro acuto. E’ naturale che per avere queste qualità sia necessario l’uso di un  bocchino tedesco che sia adatti alle caratteristiche della cameratura interna, che differisce in modo sensibile da quella dei clarinetti francesi. Questa è anche la ragione per cui il barilotto è molto più corto rispetto ai clarinetti con sistema Boehm normale. La caratteristica che fa assomigliare il reform Boehm al sistema Boehm vero e proprio è la stessa posizione delle dita e la conseguente facilita tecnica derivante da essa. Altri elementi che collegano il reform Boehm al clarinetto tedesco (non tutti però sono presenti nei modelli Wurlitzer), sono gli anellini per lo striscio fa-la bemolle o do-ni bemolle, la campana con un foro, per maggior sfogo e migliore intonazione del mi grave, il doppio portavoce per un si bemolle più pulito, un prolungamento della chiave sol-do per una maggiore facilita del trillo e alcuni fori aggiuntivi che fungono da sfoghi ausiliari per una maggiore risposta acustica dello strumento. Personalmente, possiedo una coppia di Fritz Wurlitzer della veneranda età di mezzo secolo.Questi strumenti possiedono tutte le caratteristiche che ho poc’anzi citato, ed essendo così stagionati producono un timbro che oserei definire un po’ più tedesco di quelli prodotti ora dal figlio di Herbert Wurlitzer.

Parlando di svantaggi o inconvenienti collegati a questi strumenti, si può dire che sono tremendamente costosi e difficili da avere. Una coppia di reform Boehm Wurlitzer con tutti gli optional costa circa 10.000 euro, e bisogna attendere circa tre anni prima di averli. Questo può bastare naturalmente a scoraggiare qualsiasi clarinettista ad imbarcarsi in una simile avventura, ma può essere una consolazione sapere che essi sono più economici rispetto alla coppia di Wurlitzer sistema Oehler che può arrivare a 15.000 euro. L’alto costo è dovuto al fatto che si tratta di strumenti costruiti esclusivamente su ordinazione ed interamente artigianali. Un altro elemento di diffidenza nell’approccio a questi strumenti è dovuto al fatto che difficilmente sono visti di buon occhio nei concorsi per entrare nelle orchestre italiane, nelle quali si preferisce il timbro dei clarinetti francesi. Bisogna dire che lo stesso fenomeno si verifica all’inverso nelle orchestre tedesche, dove la tradizione vuole che si usino gli strumenti con Deutsch System. II reform Boehm Wurlitzer trova invece ampi consensi nelle orchestre olandesi. Attualmente oltre a Wurlitzer, anche Hammerschmidt, la principale fabbrica austriaca di clarinetti, e la Yamaha, costruiscono strumenti reform Boehm. L’Hammerschmidt reform Boehm a parer mio non somiglia quanto il Wurlitzer sul profilo timbrico al suo parente sistema Oehler. Lo Yamaha è una valida imitazione più accessibile economicamente, del lavoro di Wurlitzer,  pur non eguagliandone il risultato. E’ stato prodotto anche in Italia un clarinetto simile al reform Boehm Wurlitzer dalla ditta Orsi di Milano, ma ribadisco la mia convinzione che per esaltare le caratteristiche peculiari di tale strumento è d’obbligo l’uso del bocchino tedesco.

 

 

Fori laterali per favorire

un fa più intonato e pulito

 

Alcuni particolari